Primarie PD – di chi fidarsi ?

Franz (Magagnino) ha scritto subito dopo il primo turno del 25.11 una lettera pubblica a Laura. Ciò che afferma è vero. L’apparato non ha dato la firma in assemblea nazionale, nonostante fosse stata approvata proprio da loro la regola di raccoglierne almeno 95. Vanno quindi ringraziati coloro che hanno comunque consentito a Laura di correre questa sfida.
Poi far raccogliere 20.000 firme in una sola settimana è stata un’altra di quelle regole che proprio non mi è andata giù, ma l’abbiamo rispettata.
Quindi l’insoddisfazione sulle regole nasce da tempo e soprattutto per i candidati minori, che non hanno potuto protestare con la ribalta mediatica.

Personalmente sulla diatriba se far votare anche chi non si è iscritto rispettando “la regola”, oppure fare una nuova norma “ad personam” ho un atteggiamento distaccato. Penso infatti che gli assetti non cambieranno di molto. Se cioè tutti possono votare, oltre a invogliare qualche altro elettore di destra, anche chi di sinistra è rimasto a casa potrebbe “spaventarsi” di fronte alla possibile rimonta di Renzi e correre a votare Bersani, magari “turandosi il naso”.
Alla fine sui grandi numeri credo che influirà poco.
Nell’ipotesi che Renzi vincesse, come da sue affermazioni, in parlamento porterebbe persone che condividono i suoi obiettivi, come è normale che sia. Ma credo che, a parte quei 20-30 casi eclatanti di “in-derogabili”, anche Bersani contribuirebbe con un cospicuo numero di parlamentari a lui più affini. E chiunque li abbia votati di centrodestra, o di centrosinistra, non può aspettarsi, scostamenti.

Di certo da lunedì bisognerà ripartire con le PRIMARIE PER LA SCELTA DEI PARLAMENTARI, e ci sarà da soffrire ancora.

Comunque Bersani e Renzi hanno firmato la carta d’intenti,  e a questo punto una mediazione tra Bersani e Renzi è ormai inevitabile e secondo me utile, se si potrà abbandonare la demagogia di Renzi (esempio 100 euro  famiglia), e ricordare gli errori dei maggiorenti bersaniani mettendone da parte molti (ritrovatisi assieme in questa corsa, anche se acerrimi avversari in passato, che non si stimano l’un l’altro)

Se poi per caso vi interessa sapere chi voterò tra i due, sinceramente ci sto pensando, se avessi voluto scegliere “il male minore”, lo avrei già fatto al primo turno. E’ un problema di credibilità. Renzi non mi convince, troppo aggressivo, anche con questa storia delle regole e “pronto a tutto”. Troppo lungo dilungarmi sui due programmi, ci sono ottimi spunti su entrambi. Un punto però voglio evidenziarlo: non sono d’accordo sull’eliminazione completa del finanziamento pubblico. Già ora ci sono finaziatori assai discutibili. figuriamoci quando si dovranno cercare affannosamente per le prossime campagne elettorali. Si tratta di diminuire drasticamente, mettere delle regole semplci, e controllarle, solo veri rimborsi e tetti di spesa invalicabili.

Per quanto riguarda Bersani ha più o meno condiviso tutti gli errori della sinistra/PD, in parlamento, nelle regioni – (non faccio l’elenco per carità di patria, solo come ultimo esempio io i consiglieri PD del Lazio che si sono aumentati lo stipendio all’unanimità esattamente come quelli del PDL li avrei espulsi dal Partito) e anche in alcune scelte strategiche –  saprà cambiare davvero ?

Laura Puppato sceglie Bersani, qualcuno nel suo blog bolla questa scelta come frutto di “concessioni”. Io mi aspetto davvero che i temi principali di Laura siano fatti propri da Bersani. E’ per queste priorità che l’ho sostenuta.

E che nessuno mi parli di “pratiche correntizie”, dopo che per tutti gli altri si chiamano “mediazioni”
Potrei anche starmene a casa (chissà se questa possibilità viene statisticata…)

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3 risposte a Primarie PD – di chi fidarsi ?

  1. Giovanni Biasi scrive:

    Bersani ha vinto le primarie del Centrosinistra. se vincerà le elezioni politiche avremo un ex comunista presidente del Consiglio, dopo un ex comunista presidente della Repubblica.
    C’è da chiedersi perchè, nei momenti cruciali, gli ex comunista riescano sempre a imporsi.
    I comunisti sono passati indenni dalla bufera di Tangentopoli;la cultura marxista è ben presente in Italia, nonostante l’esperienza comunista sia fallita ovunque nel mondo, lasciando macerie e sangue.
    Gli ex comunisti sono bravi anche nel far accettare la loro evoluzione:si atteggiano a persone serie, responsabili, affidabili…
    Conosco ex comunisti che sono diventati amministratori locali di peso(assessori, presidenti di società…).
    Alcuni si stanno ricciclando nel movimento di Grillo…
    Essi sono bravi,certo, ma mi colpisce il fatto che riescano a farsi accettare dalla gente, dal popolo.
    Mi colpisce e mi preoccupa che il “popolo di Centrosinistra” si faccia incantare da un ex comunista, preparato, onesto(lui sì, ma…Penati?Era il “capo della segreteria”di Bersani!) e faccia perdere Renzi, giovane di età e di spirito che guarda al futuro e dice che bisogna smettere di fare Piani regolatori sovradimensionati e che occorre porre fine al consumo di suolo(posizione chiaramente ambientalista).
    Non vedo bene la maturità del popolo italiano:conservatore, senza coraggio, sempre pronto a seguire gli incantatori e i giullari(che a volte diventano ciarlatani…):Mussolini,Berlusconi…oggi Grillo…
    Servirebbe un supplemento di intelligenza, di cultura, di creatività…
    Alla prossima puntata la mia PROPOSTA POLITICA.

  2. Andien scrive:

    Parlare di centrosinistra dopo le prmraiie non e8 pif9 adeguato , di Roberto Musacchio26Stampa Un voto ampio quello del primo turno delle prmraiie della coalizione PD, SEL, PSI, ma non cosec grande come fu quello che coinvolse l’allora Unione, nel 2005. Questa annotazione non vuole per nulla sminuire il dato grande della partecipazione all’evento, ne9 ignora che tra il 2005 ed oggi si e8 consumata una crisi verticale dei rapporti con i partiti. Cif2 nonostante la differenza tra i 4,3 milioni del 2005 e i 3,1 milioni di oggi, cifra che e8 pif9 vicina a quella delle prmraiie del PD, qualche riflessione la induce necessariamente.E la riflessione riguarda la natura della coalizione che e8 andata alle prmraiie e che ha un profilo indubbiamente diverso da quello della vecchia Unione. Essa infatti e8 stata costruita intorno ad una carta d’intenti che sancisce due cose fondamentali. La prima e8 l’accettazione da parte dei contendenti, e, in modi assai discutibili rispetto ad una idea di natura del diritto al voto, richiesta anche ai votanti, dell’applicazione dei trattati, e dunque del Fiscal Compact; e la seconda e8 la regola delle decisioni assunte a maggioranza nell’ambito della futura rappresentanza.E’ questa cornice di compatibilite0 che sono state imposte alla consultazione che fa si che le prmraiie stesse pif9 che di coalizione abbiano teso ad assomigliare a un pronunciamento relativo ad una sorta di soggetto unico. Dunque il carattere di prmraiie del PD che viene ora anche evocato a motivare determinati risultati in realte0 era connesso in buona sostanza alle regole d’ingaggio. Se vi e8 un orizzonte vincolante, trattati e regole di maggioranza, per tutti, difficile parlare di soggetti differenti dotati di autonomia strategica.Non a caso dunque la dinamica prevalente del voto e8 risultata quella relativa alla natura del soggetto perno, e cioe8 il PD. E da questo punto di vista il successo di Renzi e8 indubbio. E tale probabilmente rimarre0 aldile0 di cif2 che avverre0 al secondo turno. Rispetto a chi poneva il tema dello spostamento a sinistra della coalizione, ha prevalso da un lato il sostegno al garante di una certa natura del PD percepita come punto massimo dell’equilibrio possibile, e cioe8 Bersani, e dall’altro colui che proponeva una rifondazione del PD stesso sulla base di una innovazione non declinata secondo il crinale destra – sinistra. Che questo punto di vista sia passato lo conferma la geografia del voto a Renzi che e8 maggiore laddove c’e8 l’insediamento storico del PD e dello stesso vecchio PCI.Per questo penso che continuare a parlare di centrosinistra sia ormai non adeguato a comprendere le novite0 di una fase che e8 caratterizzata piuttosto dalla centralite0 di un soggetto unitario e plurale, in formazione e denso di conflitti ma anche di articolazioni, come il nuovo PD. Cif2 a prescindere dalle volonte0 stesse degli altri soggetti contraenti cui non voglio attribuire intenzioni e scelte che appartengono alla loro sfera.Quello su cui perf2 vorrei si riflettesse e8 se quel contesto e8 il campo obbligato per chi pensa ancora all’esigenza di una sinistra autonoma. A me non pare. Anzi al contrario quello mi sembra un campo che, per le regole che si e8 dato, accettazione del condizionamento europeo e decisioni a maggioranza, rischia di rendere la ricostruzione della sinistra impossibilitata.Ne9 vedo prospettive migliori con la possibile andata al governo di quello schieramento caratterizzato precisamente dal contesto della carta d’intenti. Infatti il quadro dato dal Fiscal Compact e8 tale da impedire ad un Paese come l’Italia margini di manovra riformatori. E d’altro canto l’idea di una rinegoziazione, che per altro non c’e8 dentro la carta d’intenti, affidata ad un asse con Hollande e un possibile nuovo governo tedesco appare quanto mai velleitaria. Hollande invece che star fuori dal Fiscal Compact ci si infila sempre pif9 e in Germania non solo l’SPD lo ha votato ma la Merkel e8 assolutamente avanti in tutti i sondaggi e ora ha avuto anche una possibile apertura di credito dai verdi.Non e8 un caso che in Europa le lotte pif9 significative contro l’austerite0 siano quelle del Sud, di quei Paesi come Grecia, Spagna e Portogallo che hanno bisogno di rivoltare il Fiscal Compact. Sono loro che hanno ispirato lo sciopero europeo del 14 e non a caso sono anche i Paesi in cui c’e8 una ripresa anche elettorale delle sinistre contro l’austerite0 e la tecnocrazia europee e una crescente difficolte0 dei socialisti, come si e8 visto da ultimo pure nel voto della Catalogna.Non c’e8 dubbio che l’Italia ha le stesse esigenze degli altri Paesi del Sud d’ Europa e dovrebbe avere tutto l’interesse a una coalizione con loro fondata sul rovesciamento del Fiscal Compact e non sulla sua applicazione. Il contrario della linea del PD, e della carta d’intenti, che crede ad un margine di manovra recuperabile con i provvedimenti antispread. Linea velleitaria e destinata ad aggravare i danni fatti con l’integrazione subalterna nella UE che anche l’Italia dell’Ulivo ha prodotto.Proprio l’orizzonte di un diverso europeismo e8 cif2 che distingue in questo momento i campi, come scrive in un importante dibattito Le Monde. In Italia si e8 prodotta una sorta di poverte0 della politica che rende la riflessione pif9 opaca. Una poverte0 che viene da lontano, in un Paese che ha prodotto con la seconda repubblica un processo di tendenziale desertificazione delle culture politiche con la degenerazione di quelle esistenti verso il loro peggio. Politica trasformata in politicismo, doppiezza ridotta a trasformismo. E l’interiorizzazione del governismo, di craxiana memoria, come surrogato, ma in realte0 alternativa alla trasformazione.Non e8 questa la sede per discuterne a fondo. Ma si dovre0 pur notare che il combinarsi della crisi della seconda repubblica con l’accentuarsi della costituente tecnocratica europea sta portando ad un deficit di rappresentativite0 del sistema che pensare di occupare con l’offerta della carta d’intenti e8 pura astrazione. E’ per la debolezza intrinseca di questa governabilite0 proposta che si arrivere0 probabilmente ad una gestione allargata che incorporere0 il montismo, magari anche affidandogli un ruolo di rappresentanza e garanzia del vincolo europeo.Per tutto cif2 l’autonomia della sinistra serve ed e8 possibile. Ma si puf2 realizzare solo fuori dal recinto di questo quadro attuale. E’ il tema che sottoste0 anche all’appello “ cambiare si puf2 “ che de0 a tutti noi appuntamento a l Teatro Vittoria di Roma il primo dicembre prossimo.Della serie: meglio tardi che mai. In ogni caso Renzi non vincere0 le prmraiie. Ma l’agenda Monti e8 il vangelo sia per Renzi che per Bersani. Chi ha firmato la carta degli intenti e di fatto abdicato la propria soggettivite0 politica sull’altare dell’alleanza coi fautori del fiscal compact, ora come fare0 ad uscire dal tunnel?Giuseppe

  3. Hatim scrive:

    Abbiamo partecipato ad una cnmgapaa elettorale dura e per certi versi anche “sporca”, nel senso che il potente apparato di Renzi ha introdotto nella discussione tecniche mediatiche (efficaci e costose) di copertura dei diversi target di elettorato con conseguente etichettatura e di distruzione dell’avversario tipiche della politica americana. L’apparato del PD pro-Bersani ha retto grazie alla sapiente gestione organizzativa delle preiscrizioni e degli elenchi relativi all’elettorato consolidato del PD. Noi siamo andati alla battaglia con una straordinaria generosite0, ma, drammaticamente, poveri di mezzi risorse e anche competenze, partendo, insomma, con un handicap di partenza ampio che si e8 rivelato, poi, incolmabile. Il nostro recupero si e8 fermato poco sotto il mezzo milione di voti. Circa la mete0, IN ASSOLUTO, di quanto raccolto dalle liste di Sinistra e Liberte0 (con dentro Verdi e PSI) alle elezioni Europee. Nelle condizioni date un risultato eccezionale conseguito grazie alla Rete, agli straordinari incontri popolari con Nichi Vendola e al passa parola. Con qualche accortezza in pif9 e qualche ingenuite0 e frettolosite0 in meno, per esempio, sul meccanismo delle preiscrizioni, si sarebbe potuto fare anche meglio limitando l’effetto degli svantaggi competitivi iniziali. Ma i dati elettorali ci dicono anche altro e, cioe8, che siamo riusciti a parlare solo con una parte del centrosinistra e del Paese. Il programma di Vendola era abbastanza completo, ma la percezione che siamo riusciti poi a far vivere concretamente (ovviamente anche perche8 appiattiti dai media) e8 stata ben altra e lo dimostrano il dato complessivo del voto a nord di Roma, dove i risultati migliori, comunque, pif9 bassi che al Sud, si hanno in terre “di confine” a Trieste, Bolzano e Imperia, ma anche il dato della Puglia dove, a livello regionale, non si e8 vinto nonostante i risultati positivi dell’azione di Governo. Poi, certo, il voto positivo nelle grandi aree urbane nevralgiche ha dimostrato come il profilo ideale complessivo del nostro progetto fosse potenzialmente attrattivo. Ma il sogno di una scalata al centrosinistra e8 rimasto tale. non abbiamo il tempo per dolercene. Eppure se guardiamo al contesto complessivo, molti dei temi politici, sociali, culturali che abbiamo posto hanno fatto breccia e hanno costretto anche gli altri a farci i conti e il tema decisivo di un’alternativa all’Agenda Monti e ad un Governo Monti bis nelle sue diverse versioni possibili, rimane aperto. A differenza di altri che sono arrivati a scrivere che “non erano le nostre primarie”, penso che avremmo fatto malissimo a starcene a casa lasciando il campo ad una dialettica del solo PD che sicuramente, senza Vendola candidato, sarebbe stata molto, ma molto pif9 arretrata con il rischio concreto, poi, di andare da nessuna parte. Insomma, o decidiamo di ribaltare il tavolo spiegando a tutte e tutti che c’eravamo sbagliati e che e8 tutto da rifare, oppure, accettiamo il ruolo di sinistra del centrosinistra che il risultato ci consegna e cerchiamo di svolgerlo nel modo migliore costruendo un’alternativa di governo pif9 avanzata del Monti bis. Partendo da qui si puf2 conquistare la maggioranza su temi fondamentali nel centrosinistra e nel Paese orientando l’azione del futuro Governo e del Parlamento in modo che sappiano rappresentare almeno una parte delle speranze di rinnovamento che la candidatura di Vendola ha saputo aggregare. Per questo, oggi, penso sia giusto votare Bersani consci delle differenze e senza particolari illusioni, in base ai contenuti della lettera di Vendola. Per questo occorre aderire subito al campo del socialismo europeo indicando una strada a tutto il centrosinistra e lavorando sulle contraddizioni del PD. Per questo nei prossimi mesi dovremo attrezzarci per condizionare il centrosinistra in base alle istanze di riforma e di rinnovamento di cui siamo portatori insieme ai movimenti, alla CGIL e a tanti altri soggetti. Per questo dovremo saper ascoltare meglio quella parte della societe0 rispetto alla quale siamo risultati, quasi, un corpo estraneo. E in questo senso dovremo anche saper sconfiggere Renzi nel merito sapendo leggere bene sia la sua pericolosite0 come rilancio di un centrosinistra “geneticamente modificato” che accetta in modo acritico una vecchia e cattiva modernite0, sia la sua ambiguite0 come soggetto capace di interpretare alcune istanze sincere di rinnovamento della politica alle quali occorre saper dare una risposta alternativa. Molti nostri compagne e compagni sono preoccupati di perdere la nostra autonomia politica, organizzativa e ideale anche in relazione al tema della prossima legge elettorale (su questo cercherei di evitare le stesse ingenuite0 con cui siamo andati al confronto sulle regole per le primarie…). Penso che l’autonomia della sinistra sia un bene prezioso, ma che non esista se non si misura quotidianamente nel faticoso tentativo di determinare un cambiamento reale delle cose. Altrimenti, rischia di rimanere il simulacro vuoto del pensiero di una setta. SEL e8 un luogo ricco e prezioso senza il quale la nostra comunite0 plurale non sarebbe riuscita a fare quello che ha fatto, ma SEL e8 solo un passaggio verso quella grande storia che dobbiamo ancora costruire e che le salde radici ideali che ci ispirano meritano. Forse, pif9 che di un congresso di partito, invocato da molti come una sorta di regolamento di conti in base ai “sempre verdi” principo del “senno di poi e dell’io che, ovviamente. l’avevo detto che…”, potremmo veramente promuovere quei famosi stati generali della sinistra per chiamare a raccolta e a co-decidere con noi il futuro tutte le energie disponibili anche per accumulare forze in vista delle vere sfide decisive: le elezioni politiche e il Governo del Paese.

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