Pomeriggio al parco del Tione

Seguendo lo spunto di Luisa ho scritto questa storiella, è piaciuta e così la pubblico qui

SE UNA SIGNORA PASSEGGIANDO PER VILLAFRANCA…….
Osservazioni su un parco che non c’è

Un giorno mi trovavo per caso a Villafranca, avevo lasciato la mia nipotina al corso di nuoto e sarei dovuta andare a riprenderla dopo un’ora e mezza. Villafranca la conoscevo poco in fondo, ci andavo qualche volta in giro per negozi, soprattutto durante i saldi di fine stagione. La strada che portava alla piscina passava sopra un ponte dove sotto sapevo scorrere il fiume. Avevo adocchiato una strada sterrata lungo l’argine, c’era un tiepido sole e dunque perché non fare una passeggiata in attesa di riprendere Veronica ?
All’angolo del ponte c’erano fermi due signori di mezz’età, uno in camicia e gilet e l’altro con la giacchetta di fustagno a righe che mi ricordava tanto mio nonno. Stavano chiacchierando tranquillamente. Uno diceva all’altro indicando il campo incolto dall’altra parte della stradella: “pensa che bèlo che sarìa poder andàr par el prà, metarghe do-tre panchine, quatro giostrine, un par de pirlari, ànsi ghe ne vorea na quindesìna par far n’po de ombra…” e l’altro rispondeva: “eh già, ghe vorèa anca un bel chioscheto, coi gelati d’istà e el vìn brulè d’inverno…”, – “ma va là, pensìto sempre a beàr tì? Contente de na ciocolata calda chè la te fa manco mal” – “si va ben, però crèdeme, no l’ghe starèa miga mal…el sèto che pàr che ghe vegna el Chievo chì, a zugàr? Pensa che l’doarìa occupàr tutto quel tòco là, vedìto da lì fin là de drìo… A quel punto un po’ incuriosita mi sono avvicinata e con un sorriso ho chiesto se per caso fosse lì il Parco del Tione di cui mi aveva parlato Veronica. C’era stata qualche giorno prima ad una gara di mountain bike. Il tipo con la giacchetta mi rispose gentilmente: “vèdela chela pensilina là in fondo ? Na olta ghèra el mercà dei pèrseghi, dopo i ha fato l’isola ecologica, e dopo i l’à abandonà. Lì vissìn ghè na transèna. Se sà mìa perché i le tègna serà. Comunque se pasa, se la ol andarghe..” e giratosi verso il suo amico riprese a discutere…”vedìto lì dove ghè i filari, se podarèa farghe giràr intorno le biciclette dei buteleti…” Allontanatami dai due, dopo poco trovai la transenna e passata agevolmente, mi guardai intorno un po’ stupita. C’era un viale sterrato largo come una strada a due corsìe , da una parte e dall’altra prati con erba alta, incolta. Mi colpiva l’assenza di alberi lungo il viale. C’erano al loro posto dei lampioni alti, imponenti. Lasciando andare lo sguardo al di là si scorgevano erbacce e strane protuberanze appuntite. Perplessa mi avvicino ad uno di questi strani triangoli, avevano un andamento dal basso all’alto ma non riuscivo proprio a capirne il senso, sporgevano dal terreno a formare come delle prue, ed erano coperti di telo pacciamante, vi scorgevo basse piante di melo selvatico e delle betulle un po’ malandate. Su entrambi i lati si potevano notare queste prue e anche sul fondo, dove il viale girava a destra ce n’erano un paio. Ero un po’ sconfortata e pensavo: che Parco è mai questo ?
Oltre i viali regnava il più completo abbandono, erba alta ed incolta, qua e là c’era qualche albero più adulto che prometteva sicura ombra per le calde estati a venire, ma nell’insieme l’effetto era proprio desolante. Tutt’intorno non c’era nessuno. Pensai ad un tratto che forse i pochi alberi più alti non erano spuntati da soli, forse erano stati donati da qualcuno impietositosi dalle condizioni di quel luogo surreale, chiamato pomposamente “parco”.
Allungando l’occhio verso sud intravedevo la fascia verde che costeggia il fiume Tione, con il sentiero che l’attraversa. Lì scorgo ragazze lontane che corrono.
Mi guardo intorno e vedo una panchina sotto ad una “prua”, mi siedo un momento e provo ad immaginare, una grande area coperta di un prato raso cosparso qua e là di macchie di fiori, e tanti alberi più alti e più bassi, con chiome di colori diversi, cespugli qua e là a rompere la simmetria. Immagino le dolci primavere a leggere libri sotto gli alberi più grandi, sento le grida gioiose dei bambini che si rincorrono e giocano a nascondino dietro agli arbusti di nocciole, percepisco il profumo intenso delle fioriture di canestri a maggio, e l’ombra rinfrescante dei gelsi nelle sere afose d’estate.
Immagino il brulicare di persone, che popolerebbe un parco così bello, alcune in bici lungo la pista ciclabile, altri a fare jogging lungo il Tione che bordeggia il campetto, le mamme a spingere il passeggino come si vedono in quei grandi parchi in televisione. E poi penso che non serve guardare la TV per immaginare un parco, ce ne sono anche a Verona, di bellissimi, a Erbè, che è molto più piccola il parco si chiama “due Tioni”, a Bovolone c’è quello del Menago, a San Giovanni Lupatoto c’è quello dell’Adige…oh, ma si è fatto tardi. Riprendo il ritorno e ad ogni passo verso l’uscita sento il vento leggero che mi chiama, sommessamente “fermati, non andartene, non abbandonarmi anche tu”, ma non mi posso voltare, Veronica mi aspetta. Affretto il passo e penso che il Chievo lì proprio non è giusto che ci vada. Non è il suo posto. Veronica mi saluta e mi corre incontro, chissà se lei potrà mai chiamarlo un giorno il “mio parco”.

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2 risposte a Pomeriggio al parco del Tione

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  2. Maria scrive:

    Verso la fine di novembre,verso le sette del mattino,stranamente le acque del Tione erano nere come il petrolio, chissà perchè?
    mi chiedo se anche altri hanno visto la stessa cosa.

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