Quali diritti ?

Da quando è in agenda la discussione sul caso “Pomigliano”, mi arrovello nella ricerca di una mia posizione. Cosa in verità un pò difficile, nel senso che conosco un pò le proposte del sen. Ichino, che giudico interessanti e meritevoli di dibattito. Ma so cosa vuol dire “conquistare” un diritto. Nel mio piccolo moltissimi anni fa seguii la battaglia che portò la settimana lavorativa da 44 ore a 40. Nel 1976 infatti agli inizi della mia carriera di impiegata, si lavorara anche al sabato mattina, e quando pochi mesi dopo finalmente si arrivò a 40 ore pensai che era la cosa più bella del mondo (finalmente al sabato potevo dormire!).
A parte le “carte internazionali” dei diritti umani, dell’uomo, dell’infanzia, del malato, ecc., la conquista di un “diritto” a livello universale-mondiale l’ho sempre considerata come un obiettivo strategico di crescita sociale, anche se molto difficle (si può anche dire utopistico ed impossibile), ma solo obiettivi alti consentono di raggiungere compromessi accettabili.

Ci sono stati periodi in cui però i “diritti” in Italia si sono per così dire “diversificati”. I casi più eclatanti si sono avuti nel settore pubblico, con l’orario di lavoro a 36 ore (da ripartire nella settimana a scelta del lavoratore), e la possibilità di andare in pensione (mi pare fino al 1992-Riforma Dini) con 15 anni 6 mesi e un giorno.
(E non entro in altri privilegi per carità di patria)

Ci hanno provato i sindacati a ridurre l’orario di lavoro anche nel settore privato, portandolo a 37,5 ore ma anche qui non per tutti, e consentendo poi che venissero tramutate le ore in meno “conquistate” in permessi retribuiti. Risultato: la settimana è rimasta sempre a 40 ore e le ferie sono diventate di 34 giorni che non si riescono quasi mai a “consumare”.

E’ vero che ci sono alcune conquiste nel settore privato rispetto al pubblico, prima tra tutti la 14^ mensilità, già ma anche qui trasformata da conquista per tutti a privilegio per molti, guardacaso metalmeccanici esclusi!

E vogliamo parlare di quelle “conquiste” di privilegi per pochi settori, (mi pare solo i Bancari) come la 15^ e 16^ mensilità ?

Senza entrare nel campo dei compensi di manager e C.d.A. dei quali ho già detto tutto lo schifo possibile.

Quali sono quindi i diritti irrinunciabili e non negoziabili di un posto di lavoro? Salubrità, sicurezza, orario, stipendio, sciopero ?
E cosa si intende per dignità del lavoratore ? E di un lavoratore a catena ?
Dobbiamo per forza riformulare questi concetti !

Nel corso dell’ultimo decennio, la differenza tra le conquiste del mondo occidentale e quelle del resto del mondo ha esasperato la situazione di precariato e di lavoro nero che in Italia ahimè è sempre esistita.

Ora TUTTE le conquiste sono in discussione, non si sa ancora bene quale sia il discrimine, dipende sempre dal punto di partenza dell’una e dell’altra parte.

Quello che però non riesco ad accettare è che i primi a “mollare” sulle conquiste debbano essere quelli che meno se ne sono avvantaggiati in passato, cioè gli operai metalmeccanici. Ciò che succede in Fiat avrà per forza di cose ripercussioni su tutti i comparti produttivi industriali, ma possiamo starne certi l’onda lunga colpirà nel tempo tutti gli altri settori.

Fiat ha ricevuto montagne di soldi dallo Stato, ma la storia dimostra che il passato non conta, e l’orizzonte è sempre un pò più in là…(in Cina ?)

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